Spade e mango

22 luglio 2009

Oggi secondo giorno in Senegal.

Sono tutti gentili, con uno schermidore siamo andati sull’isola di Gore da dove partivano gli schiavi. E’stata una piacevole gita fra i due allenamenti.

Qua c’è un giornalista italiano che ha conosciuto in Mali gli schermidori della repubblica democratica del Congo che ora sono qui per allenarsi e quindi é venuto anche lui da Addis Abeba (dove vive) per fare un inchiesta sul perché in Africa sta nascendo un movimento schermistico. Lui ha capito che vogliano fare scherma e diventare maestri di scherma per farne un lavoro. Ma non hanno soldi.

I congolesi sono in un appartamento senza letti e dormono in stuoine in terra ed hanno tre sedie per dieci persone. Grand poutifare come direbbe Kit Carson, padre del mio mito Tex Willer e non si abituano, loro ma pensate noi, al gran caldo umido.

La cena é un minipiatto unico e un mango poi…penso che dimagriro ma va bene cosi: volevamo l’africa ed Africa sia.

I ragazzi mi fanno molto compagnia e si stanno rendendo conto di essere dei fortunelli e questa esperienza gli sarà assai utile.

Oggi ho fatto lezione ed ho avuto subito la fila . E’ molto gratificane anche se la fatica é incalcolabile. Ora sono nell’ufficio del presidente della federazione, con l’aria condizionata al Massimo, quindi interrompo la scrittura anche perché la tastiera del pc è diversa dalla nostra e mi va in fumo il cervello.

Ciao a tutti.

Qua c`é una scuola di scherma per l’ Africa nera, frequentata da tantissimi ragazzi e ragazze di nazionalità africana dai 20 ai 30 anni, che pero’ di scherma non hanno mai fatta. Mi lascia perplesso ma se serve a loro per crescere é tutto ok…