Grazie

15 agosto 2009

Ho così concluso questa mia esperienza in Senegal. E’ stato faticoso, sia per le condizioni di vita, sia per quelle puramente climatiche, ma ritengo che sia stata positiva sotto tutti gli aspetti . Confesso che il desiderio di rientrare era forte ma, alla partenza, mi sono commosso tanto è vero che qualche lacrima è uscita e sono stato simpaticamente preso in giro dalla corrispettiva senegalese di Melinda ( per chi non lo sapesse Melinda è una mia carissima atleta).

Giulio è rimasto una settimana, poi per impegni sportivi precedentemente fissati è rientrato. Filippo è rimasto per tutto il periodo ed ha reagito benissimo ai primi momenti di sconforto ( sognava continuamente cappelletti romagnoli e tagliatelle). Per me è stato un piacere avere lì questi due ragazzi e la loro presenza è stata confortante e rassicurante. LI RINGRAZIO DI CUORE!

Un grazie anche al direttore di torneo Raniero Bernardini, impeccabile regista di questi campionati (anche per lui situazione difficile).

Per ultimo, ma non per importanza, ringrazio la Federazione Italina Scherma, in primis, nella figura del suo presidente, M. Giorgio Scarso, per l’opportunità concessami.

Mi auguro che, in futuro, tanti altri colleghi più giovani possano ripetere la mia esperienza perchè ne saranno senza dubio gratificati e porteranno un sano e onesto vantaggio alla nostra federazione e al movimento schermistico mondiale.

Le ultime parole sono per tutti coloro che mi hanno seguito sul blog. Credetemi, è stato un immenso aiuto sapere di essere letto, non mi sono sentito solo.

CIAO CIAO A TUTTI. A COLORO CHE APPARTENGONO AL MONDO SCHERMISTICO ARRIVEDERCI ALLE PROSSIME GARE.

GUIDO

 

 

Considerazioni finali

15 agosto 2009

Si è conclusa la nona edizione dei Campionati Africani di scherma. Hanno partecipato dieci nazioni (Tunisia, Egitto, Sudafrica, Repubblica Democratica del Congo, Marocco, Togo, Mali, Costa d’Avorio, Nigeria ed ovviamente il Senegal). Tunisia ed Egitto hanno vinto la maggioranza delle medaglie sia nelle competizioni individuali sia in quelle a squadre. Il Senegal ha vinto la medaglia d’oro nella sciabola individuale maschile ed i bronzi nelle due gare di sciabola a squadre. Qualche medaglia è stata vinta dal Marocco. Si può senza dubbio affermare che vi è una enorme differenza fra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e tutti quelli dell’Africa Centrale. Tunisia, Egitto e Senegal erano le uniche rappresentative al completo, le altre a ranghi ridotti, fino alla Nigeria rappresentato da un unico spadista quindicenne. Il bagaglio tecnico è soddisfacente per i paesi mediterranei, molto limitato per tutti gli altri, ma è soprattutto carente la tattica e la gestione dell’assalto. Per la maggioranza di loro questa è l’unica gara alla quale partecipano, esclusi tunisini ed egiziani.

Grazie all’aiuto di un giornalista italiano che vive in Italia (solo ora sto scoprendo l’utilità di saper utilizzare il PC e poter accedere tramite Internet a tutto di più), sono riuscito a contattare, telefonicamente, il Prof. Ibrahima Diawara, Ispettore generale dell’Educazione Nazionale e Presidente della Associazione Senegalo-Italiana. Dopo il contatto telefonico, vi è stato un incontro, presente anche il Presidente della F.I.S., M.o Giorgio Scarso, al palazzetto dello sport sede dei Campionati Africani.

Il prof. Ibrahima si è laureato in lettere all’università di Dakar, poi per due anni ha insegnato nella medesima università e, volendo studiare latino e greco, si è trasferito in Italia per iscriversi alla facoltà di lettere…e dove? A Bologna naturalmente!!! E dove ha vissuto per i primi tre anni? Ma a Ravenna naturalmente!!! In tutto è rimasto per sette anni. Dopo la laurea ha frequentato un triennio di specializzazione. I primi tempi, con poche disponibilità economiche ed abitudini completamente diverse dalle nostre, sono stati difficili, nonostante si parli di un docente universitario la cui cultura lo avrà certamente aiutato ad inserirsi nel tessuto ravennate e bolognese.

E’ stata per lui un’esperienza utile e vorrebbe che le difficoltà da lui incontrate non venissero vissute anche dai ragazzi segalesi intenzionati a fare esperienze di studio o di lavoro in Italia nell’ottica di un rientro a casa con un bagaglio arricchito e maggiormente spendibile in Senegal. La conseguenza di tale esperienza è la realizzazione di un progetto la cui finalità è preparare questi giovani ad affrontare una realtà completamente differente dalla loro. Gli strumenti utilizzati sono corsi di italiano e di altre materie umanistiche per la cultura generale e corsi professionali per i lavoratori. In questo modo diventa piu’ semplice ottenere il visto di ingresso dall’ambasciata italiana e piu’ facile l’inserimento di questi giovani nel nostro paese.

Mi sono trovato davanti ad una persona con un notevole spessore umano e culturale,consapevole delle difficoltà che si incontrano vivendo in nazioni cosi’ diverse dalla propria e con immensa disugliaglianza economica. La frase del professore che mi ha colpito maggiormente è la seguente: “Io non uso la parola integrazione, ho tolto la g, io parlo di interazione. Naturalmente se parliamo di economia gli USA, l’Italia e tutti i paesi del G8, ci sono superiori, ma se parliamo di uomini non siamo differenti. Per tentare di risolvere i problemi di convivenza dobbiamo interagire fra noi, dobbiamo parlare di interazione.”

Devo dire che sono rimasto impressionato da queste parole, da questa operazione di sottrazione di una lettera da un vocabolo. Si capisce che dietro c’è tutto un modo di ragionare che mi è sembrato assai propositivo.

Lunedì 10 agosto il prof. Diawara é partito per l’Italia con un gruppo di studenti senegalesi che hanno seguito questo corso preparatorio. Alcuni si fermeranno a Siena, altri a Perugia per studiare presso i relativi atenei e probabilmente il prof. verrà a Ravenna per qualche giorno per salutare i vecchi amici ravennati. Certamente lo incontrerò per conoscerci meglio,per interagire e per dare seguito a un singolare rapporto di amicizia. Domani vi relazionerò sull’aspetto tecnico dei Campionati Africani.

Ciao a tutti.Guido

senegal

 

Un esempio

6 agosto 2009

Si sta rafforzando il rapporto con un maestro fracese il cui nome esatto é Yvon Pacault. Ha avuto un incidente per cui gli hanno amputato una gamba sopra il ginocchio e ora porta una protesi. Ha una volontà eccezionale. In Francia, nella sua sala di scherma, imparisce soprattutto lezioni di sciabola, e anche qui non si é mai fermato. Non ha nessun complesso di inferiorità ed emana spirito positivo. A cena in hotel ci facciamo delle eccellenti chiaccherate.

Ecco il suo palmares. Paraolimpiadi di Seul 1988 : oro nel fioretto a squadre e nella sciabola a squadre, argento nella sciabola individuale. Parolimpiadi di Barcellona 1992 : oro nel fioretto a squadre e nella sciabola a squadre, argento nel fioretto individuale. Olimpiadi di Atlanta 1996: oro nella sciabola individuale e a squadre, argento nel fioretto a squadre. Olimpiadi di Sidney 2000: oro nella scibola a squadre. Ha partecipato dal 1986 al 2000 alle varie edizioni dei Campionati del Mondo ed d’Europa vincendo complessivamente 32 medaglie d’oro. Non é eccezionale?

 

 

In “pause”?

4 agosto 2009

Oggi abbiamo praticamente finito gli allenamenti e tutta la squadra si sposterà fra poco in un hotel vicino al luogo di gara. Anche noi domani cambieremo hotel per essere piu’ vicino alla sede della competizione, che a quanto ho capito si trova dall’altra parte della città. Sarà forse difficile avere a disposizione un pc, per cui forse dovro’ sospendere le notizie per qualche giorno per poi fare un reportage finale al rientro. Se invece sarà possibile commentare le gare giornalmente, lo faro’ con molto piacere. A presto.

Oggi ho dato le solite lezioni e, durante una di queste, avendo visto l’atleta abbastanza affaticato gli ho chiesto se era stanco e se desiderasse fermarsi un attimo. Mi ha risposto, sorridendo: “I am not tired, I am a poor black, and are yuo tired?” Al che ho risposto: “Tired? No I am a buana”. Buana é il termine usato nei film locali quando un nero si rivolge ad un bianco. E siamo scoppiti ambedue a ridere mentre tutti ci guardavano senza capire il perché. Quando si scherza cosi’ significa che l’integrazione é davvero a buon punto.

Un inizio difficile

3 agosto 2009

Oggi sono arrivate le squadre dell’Egitto e del Mali. La prima é al completo e sarà presente in tutte le armi, la seconda é a ranghi ridotti. Si incomincia a respirare l’atmosfera che provai alle Olimpiadi di Atlanta ed alle Universiadi di Fukuoka nei rispettivi villaggi olimpici. Vi é una bella atmosfera anche se regna la confusione perché lo spazio é molto ridotto. Tutti mettono un notevole impegno perché per loro sono più importanti questi campionati, dove sarà un africano a vincere la medaglia, che i Mondiali, dove non hanno possibilità di salire sul podio. Vi sono però dei problemi organizzativi: stanno ancora aspettando che arrivino le pedane e molte nazioni non hanno il materiale omologato secondo le norme FIE e quindi il responsabile é abbastanza preoccupato. Oltre che per la sicurezza, io penso che si debba pretendere con decisione del materiale omologato quanto più possibile, perché sono pur sempre gare sotto la tutela della Federazione Internazionale, paragonabili ai nostri Campionati Europei o ai Campionati Panamericani o Asiatici. E pretendere che siano rispettati regolamenti é un modo per far crescere questi atleti e queste federazioni dal punto di vista schermistico e non.

Un altro problema é l’acqua minerale: ieri il Comitato Organizzatore ha avuto una risposta negativa dal Ministero dello Sport alla richiesta di un contributo per rifornire tutti i partecipanti di acqua. Così invece delle tre bottiglie preventivate per atleta al giorno,ne verranno fornite solo due. L’incongruenza é che sono stati spesi, a Dakar 230 milioni di euro per la costruzione di un enorme monumento, costruzione che é stata poi interrotta per mancanza di fondi.

Allenamento reciproco

2 agosto 2009

Questi atleti hanno dei fisici eccezionali. Sono rapidi e scattanti come delle molle, almeno per la maggior parte. E’ un piacere fare lezione perché, tu maestro,non fai nessuna fatica nel coordinarti con loro, ed inoltre non si stancano mai. Sono popoli il cui mezzo di locomozione principale sono state le gambe per secoli. Hanno sempre camminato a piedi ed anche ora vedi decine di persone che raggiungono le loro destinazioni unicamente a piedi. Ecco perché, tra l’altro, sono spesso in ritardo. Ma il concetto del ritardo per loro non esiste come esiste per noi europei, quando arrivano arrivano. Ritornando al fisico, qui la genetica ha lavorato bene. I bimbi sono magri, scattanti e sempre desiderosi di giocare. Non sarebbe male portare da noi alcuni atleti e vedere cosa riuscirebbero a fare inseriti in un altro contesto. Certamente sarebbero allenanti anche per noi e ci permetterebbero di migliorarci ancora e divenire ancora più forti. Abbiamo decenni di tradizione alle spalle e ciò non si cancella in un attimo.

Nel discorso di insediamento alla Casa Bianca, JFK disse agli americani: non chiedete cosa possa fare l’america per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro paese. Obama ha ripreso il concetto nel suo discorso durante la visita in Africa il mese scorso. HA inoltre aggiunto, rivolgendosi ai ai neri d’America: non aspirate a diventare tutti dei famosi cantanti rapper o dei pivot o playmaker dell’NBA ma aspirate a diventare dei presidenti. Oggi, domenica 2 luglio, dopo il pranzo a base di mango e la solita partita a briscola, che Filippo ed io facciamo in camera, siamo usciti per andare in palestra ad allenarci. Abbiamo visto un gruppo di ragazzi e ragazze che, armati di ramazze e quant’altro, pulivano le strade come fanno i nostri spazzini comunali. Portavano una maglietta bianca, con scritto nella schiena: “rendez votre coummune la vôtre”. Che significa “fate che il vostro comune sia il vostro”. Direi quindi che si voglia trasmettere ai ragazzi il concetto di proprietà collettiva, di bene collettivo, secondo una spiccata mentalità sociale. Mi sono fermato un attimo a parlare con questi ragazzi ed effettivamente é cosi. E’ stato bello vedere questo gruppetto di ragazzi che, con le loro maglie bianche (colore predominante), in piena allegria ed armonia, pulivano il loro quartiere.

Un altro giorno é passato e si avvicina il giorno del rientro. Oggi mezza giornata di riposo, quindi abbiamo preso un taxi e siamo andati a visitare l’università. Un incredibile assembramento di studenti. Vi sono, se ho ben capito, 12 facoltà per circa 50.000 iscritti. Ho notato che nonostante sia un paese a larghissima maggioranza mussulmano, le ragazze girano a capo scoperto, senza velo. Studiano anche l’italiano e mi sarebbe piaciuto conoscere il docente. Ma oggi é sabato e non é presente.

Vi é anche un’immensa sala computer con circa 600 postazioni, inaugurata dalla moglie, francese, dell’attuale presidente. Probabilmente vogliono che gli studenti senegalesi abbiano maggiori opportunità di confrontarsi col mondo e che quindi possano crescere senza dover espatriare. Secondo dati che ho raccolto, il governo elargisce borse di studio agli studenti in regola con gli studi, e con queste riescono a vivere. Qui la vita non é cara ma anche gli stipendi ed i salari sono molto bassi. Molti vogliono studiare per poi emigrare. Per colo che ci riescono legalmente tutto fila liscio, mentre per tutti gli altri é veramente una tragedia.

Esiste una associazione che si chiama “Clandestini di Thiaroye” i cui soci sono tutti ragazzi che hanno tentato un viaggio verso l’Europa, il quale é però fallito. Alla rabbia per avere speso ingenti somme, aggiungono la delusione di non essere riusciti e fuggire dalla loro triste realtà. Spesso salpano dalla città di Saint Louis, al nord del paese. Si imbarcano stipati in piroghe e al largo imbarcano altri ragazzi, così cresce continuamente il numero mentre gli scafisti mentono sulla reale durata del viaggio. Navigano con scarso cibo ed acqua e spesso vengono intercettati dalla marina marocchina, quando sono fortunati, e poi vengono rimpatriati. Ho letto che qualche anno fa’ ne sono annegati qualche centinaio.

Nel 2006 il governo senegalese ha ideato un piano per bloccare questa emorragia di giovani ha creato un organismo chiamato “REVA”, ossia Retour vers l’agriculture”, con la finalità di far rimanere in Senegal i ragazzi avviandoli all’ agricoltura. Dovrebbe regalare a loro sementi e pezzi di terreno, ma sembra che le promesse non siano state mantenute.

La BBC, qualche anno fa’, ha intervistato una signora, tale Yayi Bayam Diouf, che ha creato un’associazione di cui fanno parte mote mamme che hanno perso i loro figli in queste famigerate traversate. Questa associazione organizza incontri con i giovani per convincerli a non partire, ma l’attrazione dell’ Europa é troppo forte!

Rientrato in hotel ho acceso per un po’ la televisione e ho notato che anche quì la pubblicità la fa’ da padrona, descrivendo il nostro mondo come un Eden da raggiungere a tutti i costi, anche della vita. Ma é cosi anche in Italia, non abbiamo più rispetto per i bambini, li riempiamo di pubblicità, gli facciamo credere che devono essere belli, eleganti, ricchi e pieni di cose inutili. Abbiamo inculcato la mentalità dell’avere e non quella dell’essere.

Spesso mi sono chiesto, come allenatore, se per ottenere risultati non abbia prevaricato la personalità dell’atleta che si fidava di me. In questa mia esperienza di maestro di scherma con questi ragazzi, ho scoperto di ritrovare la giusta dimensione. Non pretendo risultati agonistici come in Italia, loro non pretendono da me la Luna, riesco a rilassarmi davvero nel puro insegnamento, e siamo reciprocamente soddisfatti e gratificati.

L’ultima esperienza l’ho provata questa mattina presto allenando un quindicenne nigeriano arrivato ieri con mamma e sorella. Al termine della lezione gli ridevano anche gli occhi da tanto era contento e abbiamo programmato per i prossimi giorni 2 lezioni giornaliere.

Vi saluto, alla prossima ciao.

Guido